Vodafone: azienda macina profitti e macina dipendenti

Vodafone ha creato l’idea della famiglia felice con Totti ed Ilary, ma doveva  licenziare 914 dipendenti  così, per non macchiarsi la faccia causando una grave perdita d’ immagine, ha pensato bene di usare il metodo delle esternalizzazioni.

Vodafone ha ceduto i dipendenti ad una società creata ad hoc per le esternalizzazioni, la Comdata Care, una società creata dal nulla, oggi, a tre anni dalla cessione, il sito di Milano viene chiuso.

Il contratto di commessa con il quale vengono pagati i dipendenti prevede il subappalto a Comdata Spa, la holding di tutte le attività impattate dalla cessione. Quindi, la Comdata Care ha assunto i dipendenti, non è chiaro da quale società provengano gli stipendi visto che Comdata Care è sempre in perdita, e gli straordinari sono autorizzati e pagati da Vodafone, stando a quanto ha detto la dirigenza Comdata.

Un sistema di scatole cinesi che rende più facile il non trovare un responsabile della situazione.

I lavoratori continuano a svologere lo stesso lavoro che facevano prima di essere esternalizzati, vedono Vodafone come l’unica società che continua a tenere le fila della gestione. Comdata Care, come datore di lavoro, non ha nessun potere direttivo. E’ Vodafone che stabilisce le procedure da applicare, addirittura autorizza lo straordinario che Comdata Care deve concedere ai dipendenti.

E’ evidente che l’operazione di esternalizzazione creata da Vodafone ha la finalità di traghettare i lavoratori verso un licenziamento collettivo senza sporcarsi le mani.

Nel 2007 l’amministratore delegato Vodafone diceva che la cessione dei dipendenti all’azienda Comdata Care serviva per accrescere la professionalità degli stessi dipendenti e per creare nuovi posti lavoro.

Parole smentite dai fatti: della professionalità tanto pubblicizzata nessuno ha  saputo cosa farsene visto che le attività sono state alienate quasi subito ai dipendenti ceduti e Comdata Care non è cresciuta di un solo posto di lavoro, anzi conta almeno 100 dipendenti in meno.

Oggi è evidente che il tutto serviva per licenziare il personale. Infatti, un documento agli atti dichiara proprio che c’è una specifica richiesta di diminuzione del personale ogni anno.

914 dipendenti assunti a tempo indeterminato dalla Vodafone ceduti all’azienda Comdata Care che non ha rispettato Il contratto che gli stessi avevano con Vodafone.

Dipendenti  rispetto ai quali gran parte degli accordi di secondo livello non trova applicazione.
Questo è l’effetto più visibile delle operazioni di cessione di ramo in Italia: l’impoverimento immediato del lavoratore e la successiva perdita del posto di lavoro.

Vediamo cos’altro hanno perso questi 914 dipendenti:

Il contratto con Vodafone era a  tempo indeterminato, come anche il contratto con Comdata Care, ma quest’ultima è un’azienda in continua perdita, un’azienda ben lontana dalla multinazionale Vodafone inglese che dichiarò 4 miliardi di utili l’anno della cessione  nell’Aprile 2007, che dopo due mesi dalla cessione, nel Gennaio 2008 (Milano Finanza) staccò un assegno di 2,5 miliardi di euro alla capogruppo britannica, soldi italiani che  vengono investiti all’estero mentre in Italia si esternalizza. Anche in questa situazione di crisi globale, la Vodafone, continua ad incrementare i suoi profitti.

Comdata Spa, così come Comdata Care, sono società che stanno in piedi per contratti di commesse mensili, semestrali o annuali. Sono società che non riconoscono i minimi diritti ai propri dipendenti, e per le quali il controllo a distanza è pane quotidiano. Sono aziende che fanno massiccio ricorso al lavoro interinale spremendo i ragazzi fino all’osso, rinnovandone il contratto a tempo determinato fino ed oltre il consentito, senza poi procedere a nessuna assunzione. Sono società che fanno continuo ricorso alla cassa integrazione, linea di demarcazione tra le aziende che usano la crisi come alibi per non pagare di tasca proprio gli stipendi per qualche mese e quelle che invece vi ricorrono per reale necessità , non sempre è cosi evidente.

La commessa Vodafone è di 7 anni, scadrà nel 2014. Se per quella data viene dichiarata la fine dei lavori senza alcun rinnovo di commessa, i 914 dipendenti ceduti si ritroveranno senza lavoro.

Ma anche se dovessero rinnovare la commessa dopo i 7 anni, non è assicurato il lavoro per i 914 dipendenti ceduti; Non c’è nessuno scritto che assicuri  che il rinnovo della commessa nel 2014 sia accompagnato dal mantenimento dei lavoratori ceduti. La commessa è una cosa, i lavoratori un’altra.

La storia italiana ci dimostra che le cessioni di ramo d’azienda vengono usate fraudolentemente per fare licenziamenti,  portando all’esasperazione i dipendenti che perdono tutti i diritti raggiunti con i contratti di secondo livello.

Le operazioni di cessione determinano all’inizio un impoverimento del lavoratore, successivamente la perdita dello stesso posto di lavoro.

Faccio l’esempio dei dipendenti Omnia ceduti  da Wind, avevano un contratto a tempo indeterminato anche con l’azienda che li ha acquisiti (Omnia), invece dopo 2 anni l’azienda cessionaria, subito dopo le sentenze negative del giudice del tribunale di  Monza che ha dato torto ai lavoratori, non ha pagato più gli stipendi. I lavoratori, dopo mesi di lotta, hanno accettato di essere ricollocati presso un’azienda terza con la metà di quello che avevano in Wind.
I dipendenti di Eutelia hanno fatto anche una fine peggiore.

Sono tutte storie italiane di cessioni di ramo d’azienda, potremmo andare avanti all’infinito con gli esempi, un fatto è certo, è lo stesso meccanismo attuato ora da Vodafone con Comdata Care.

Con Comdata Care, i dipendenti ceduti hanno perso anche il premio di produzione,  che  era frutto di accordo sindacale, scaduto l’anno dopo la cessione e prontamente riformulato in Vodafone con le parti sociali, aumentando addirittura l’importo; in Comdata Care solo quest’anno si è arrivati all’accordo per un premio di produzione che è però solo formale, perchè di fatto sono state inserite così tante variabili a controllo univoco dell’azienda che non vi sarà mai una corresponsione sostanziale dell’importo.

* Hanno perso il diritto di parcheggiare l’auto nel parcheggio dell’azienda, diritto che avevano per contratto con Vodafone. Nonostante ci siano ampi parcheggi all’interno della Comdata Care, essi sono riservati agli impiegati e dirigenti. Pensate che si erano addirittura rifiutati di dare a due dipendenti disabili il parcheggio interno. Ne pagano le conseguenze soprattutto i dipendenti che lavorano nella sede di Milano dove la situazione è ancora più disastrosa, l’azienda è situata su una strada  trafficatissima e pericolosa  e il problema multe e rimozione auto è all’ordine del giorno.
* Hanno perso le azioni a cui tutti i dipendenti Vodafone avevano diritto.
* Hanno perso l’assicurazione sulla vita che era stata firmata invece nel contratto Vodafone.
* Hanno perso il diritto alla  retribuzione maggiorata durante i giorni di lavoro festivi che ora vengono riconosciuti come giornate di lavoro feriale al contrario del contratto con Vodafone.
* Hanno perso la possibilità di recupero dei giorni di lavoro festivi che avevano per contratto con  Vodafone
* Hanno perso il diritto di usufruire degli asili nido aziendali che avevano per contratto con  Vodafone.
* Hanno perso il diritto alla  navetta che Vodafone offriva e che Comdata Care offre nelle sedi delle  altre città
* Hanno perso il diritto di agevolazioni sim fra dipendenti
* Hanno perso il diritto della  tariffa sim dipendenti che veniva attivata ogni 6 mesi con Vodafone
* Hanno perso tutte le convenzioni aziendali previste dall’assunzione in Vodafone
* Hanno perso il diritto ai periodi di formazioni firmati nel contratto con Vodafone, quindi fine di una crescita professionale iniziata con Vodafone.
* Hanno perso la tranquillità del loro posto di lavoro, i dipendenti vengono sballottati e sfiancati con spostamenti improvvisi e continui

Insomma, un netto peggioramento delle condizioni  lavorative che li sta portando allo sfiancamento e al licenziamento; analizzando tutti i punti, basta poco per capire che è tutta una tattica per sbarazzarsi dei dipendenti a tempo indeterminato.

L’azienda Comdata Care di Milano ha chiuso, la comunicazione della chiusura del sito è avvenuta il giorno successivo alla sentenza del Tribunale, i circa 100 dipendenti ex Vodafone in essa impiegati sono stati smistati in altre sedi del gruppo Comdata a gestire lavori di data entry per qualche mese. Hanno fatto firmare ai dipendenti una lettera di distacco con la quale si accetta il demansionamento e nella quale si evidenzia che al termine del distacco si farà ritorno nella propria sede….che nel frattempo verrà chiusa.

La commessa e le attività  Vodafone residuali del territorio di Milano sono state destinate non si sa bene a chi, presumibilmente in Romania,dove sono state girate in subappalto (illecito) tante attività oggetto della cessione.
Gran parte delle attività cedute sono state subappaltate all’estero nonostante esista il divieto del subappalto sancito nell’accordo ministeriale di cessione.

Questa è la situazione che vige dal 2007 per i 914 dipendenti che Vodafone  ha ceduto alla Comdata Care. Ma ci sono degli importanti aggiornamenti:

i dipendenti oggi non sono più 914, un centinaio circa sono stati  invogliati a dimettersi. Gli altri, in parte gestiscono la commessa Vodafone per la quale sono stati ceduti, ma con sempre meno mansioni. Gli altri sono stati collocati su altre attività non acquisite dalla Comdata Care, ma di proprietà della Holding, e questo elemento non è da poco, vuol dire che questa società, creata ad hoc per la cessione e per la quale si erano spese grosse parole e promesse di crescita, da sola non regge un bel niente, non è in grado di stare sul mercato e rimarrà in piedi fino quando non sarà stato dismesso l’ultimo lavoratore.

Ancora oggi, a distanza di 3 anni, non è stato riconosciuto il secondo livello ai dipendenti. Dipendenti che non hanno più nessun diritto. Dipendenti parcheggiati in attesa della chiusura.

La Cgil non riesce o non vuole intervenire perchè non può ammettere che l’accordo di cessione sottoscritto e sbandierato ai 4 venti come avamposto della civiltà in tema di cessioni di ramo, in realtà non fornisce tutele al lavoratore.
Hanno prontamente firmato un accordo perché si indicava una garanzia occupazionale di 7 anni, e di questo elemento di garanzia il sindacato ne ha avuto un notevole ritorno d’immagine.
Si sono vantati di aver fornito ai lavoratori ceduti una tutela del posto di lavoro più lunga rispetto a quanto previsto dall’ articolo 2112 del Codice civile che in materia di cessioni di ramo prevede il mantenimento degli stessi diritti solo per 2 anni. In realtà, da documenti recuperati nel corso delle udienze, si è scoperto che Vodafone già in tempi lontani dalla cessione, parlava dell’operazione pensando ad un accordo per la durata della commessa pari a 7 anni.
Quindi, il sindacato non ha fatto altro che firmare ciò che l’azienda aveva già deciso da tempo di dare ai lavoratori, senza alcuna negoziazione e senza alcuna clausola effettiva di salvaguardia… viene quasi da pensare che si erano accordati segretamente, a beneficio di un ritorno d’immagine da entrambi le parti?

Nel corso delle manifestazioni organizzate dalla stessa Slc – Cgil, quest’ultima ha anche sponsorizzato, durante scioperi , magliette e cartelli con scritto “mamma in vendita”, questo vuol dire che il sindacato aveva verificato l’enorme percentuale di lavoratrici madri impattate da questa operazione senza  tuttavia attuare alcun intervento per limitarne la portata. C’è da precisare che sono lavoratrici madri e non semplicemente donne, perché nei call center purtroppo la percentuale di presenza femminile è molto alta, diverso è il discorso delle lavoratrici madri.

In particolare per il territorio di Milano, nella causa in corso, le lavoratrici madri hanno chiesto l’intervento della consigliera regionale di parità che è intervenuta in giudizio con  2 suoi avvocati poiché  nelle sue analisi preliminari ravvisò  forti elementi di discriminazione nei confronti delle lavoratrici madri, molte delle quali erano appena rientrate in Vodafone dalla maternità e esternalizzate subito dopo. Nel suo ricorso dichiarò che in base ai dati in suo possesso, il numero delle lavoratrici madri in Vodafone, sul territorio di Milano, era fortemente diminuito dopo l’operazione di cessione.
La consigliera regionale, Sig.ra Maria Teresa Coppo Gavazzi é stata  estromessa dal processo  per un vizio di  forma.
Nei giorni dell’intervento in giudizio della Consigliera, parliamo di Settembre-Ottobre 2009, Vodafone lancia e pubblicizza  un progetto chiamato Monica che avrebbe la finalità di tutelare le neomamme e le mamme  in attesa che si trovino in condizioni di difficoltà. La coincidenza temporale é scandalosa.
L’attività per la quali sono stati ceduti è stata tolta da subito, quindi della professionalità, tanto decantata all’atto dell’esternalizzazione, la nuova azienda non sa cosa farsene, era solo uno specchietto per le allodole usato dai dirigenti per mantenere la calma fra i dipendenti.
I dipendenti hanno più volte richiesto l’intervento del Sindacato pregandolo di fare qualcosa prima che fosse troppo tardi, prima di fare la fine di Wind, Eutelia, Telepost, ecc ecc ecc… ma nulla è stato fatto.

Voglio riportare una mail che mi è giunta da una dipendente ceduta, la dipendente che mi ha indirizzato sulle informazioni che ho riportato, voglio farvela leggere per farvi capire il loro stato d’animo e per chiedervi di dare loro voce, non lasciateli soli:

“Ciao Helene grazie per l’abbraccio resistente…lo apprezzo molto, anche tutto il lavoro che stai facendo per aiutarci a dare voce alla nostra situazione.
Troverai dei punti in più su ciò che hai scritto. Il fatto che vi siate presi carico di questa situazione e finalmente qualcuno ha avuto tanta pazienza da scrivere un articolo VERO senza bugie, ci riempie di gioia e finalmente non ci sentiamo più tanto soli.

Grazie ancora e se ho azzardato un po’ troppo scusa la mia veemenza ma le ferite che mi porto dietro da 3 anni sono difficili da far sparire. Io sono stata assunta in Vodafone nel 1996 praticamente allo start up della nuova società di telefonia che si chiamava Omnitel e faceva concorrenza alla Tim. Ho lavorato sodo, ho dato il cuore e l’anima perché ti facevano sentire parte di una grande famiglia, parte di un progetto bellissimo che aveva un motto :”quello che facciamo oggi gli altri lo faranno domani”.

Tutti i diritti acquisti con gli anni sono stato il frutto di un lavoro duro, di un lavoro di persone giovanissime che volevano fare grande un’azienda nuova, che contrastava un monopolio. E poi quando l’azienda è diventata grande, quando sono arrivati gli azionisti Esteri, quando il pensiero era solo guadagnare di più… ci hanno cacciato..

il contratto a tempo indeterminato non valeva più. Forse è difficile capire la delusione, ma avevo 25 anni, un lavoro ottimo e ci credevo. Oggi voglio solo la giustizia, la verità

grazie per quello che fate, a te un grazie speciale.

Ceduta”

Helene Benedetti

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